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Difesa Sindacale

LA COMPONENTE ANARCHICA NELLA
CONFEDERAZIONE GENERALE ITALIANA
DEL LAVORO (1944 - 1960)

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Comunisti Anarchici e Libertari in CGIL n. 47 dicembre 2018

IL PUNTO SUL CONGRESSO NAZIONALE DELLA CGIL

 

Si profila uno “scontro” di vertice tra due contendenti alla carica di Segretario generale che possono sembrare molto diversi ma, forse, lo sono meno di come appare.


Il XVIII Congresso della Cgil, iniziato di fatto nella primavera di questo anno, si sta avviando alla conclusione. Dopo la presentazione della bozza del documento “Il lavoro è”, steso dalla apposita commissione eletta dal Comitato Direttivo nazionale e discussa nelle assemblee generali di tutte le strutture di categoria e confederali, avevano preso il via le assemblee di base degli iscritti e delle iscritte chiamate a pronunciarsi su due documenti: “Il lavoro è”, sostenuto da tutta la Segreteria e dalla grande maggioranza del Direttivo nazionale, e “Riconquistiamo tutto” presentato in alternativa al precedente dall’area “Il sindacato è un’altra cosa – Opposizione Cgil”.

Dopo le migliaia di assemblee di base, che si sono svolte dal 20 giugno al 5 ottobre ed in cui sono stati votati i due documenti e sono stati eletti i delegati e le delegate ai Congressi provinciali di categoria e delle Camere del Lavoro, sono stati effettuati i relativi congressi regionali e quelli nazionali delle categorie; la conclusione del percorso sarà al Congresso nazionale confederale che si svolgerà a Bari dal 22 al 25 gennaio 2019. Per quanto riguarda la votazione nelle assemblee di base il documento “Il lavoro è” ha avuto oltre il 97% dei voti ed il documento “Riconquistiamo tutto” il 2,1%, una percentuale questa che risulta più alta tra i lavoratori attivi.

Fin qui lo svolgimento, sostanzialmente unitario anche se era presente un documento alternativo, del percorso congressuale della Cgil. Ma, come spesso accade, e come dicevano i latini, in cauda venenum; alla fine, prima dei congressi nazionali delle categorie, è sbucato fuori il nome (che tutti sapevano) del convitato di pietra a succedere a Susanna Camusso. Infatti nel Direttivo del 27 ottobre, appositamente convocato, la stessa Camusso e la maggioranza della Segreteria nazionale, dopo aver svolto una consultazione nel gruppo dirigente delle categorie e dei territori, hanno ufficializzato la proposta di Maurizio Landini come Segretario generale della Cgil.

Sull’ingresso di Landini nella Segreteria confederale della Cgil, avvenuta l’11 luglio del 2017, avevamo già fatto alcune considerazioni soprattutto in merito al suo indice di gradimento nel quadro dirigente della Cgil (1); già in quella occasione, analizzando i risultati della votazione della Assemblea generale che lo aveva eletto, avevamo evidenziato un consenso non unanime e le difficoltà per una sua eventuale candidatura come Segretario generale. Difficoltà che sembravano essere assai diminuite quando dalla rosa dei nomi che circolavano si era sfilata la probabile candidata della Camusso, quella Serena Sorrentino attualmente a capo della Funzione Pubblica della Cgil. A quel punto i sostenitori dell’emiliano Vincenzo Colla, entrato nel novembre di due anni fa in Segreteria nazionale, la cui candidatura non era stata e non è ufficializzata, contestavano apertamente la proposta fatta da Susanna Camusso partendo dal metodo utilizzato per la designazione di Landini.

Il Direttivo del 27 ottobre vedeva quindi una inedita spaccatura che si concretizzava in un ordine del giorno, presentato dai segretari di alcune categorie e territori, in cui si chiedeva un passo indietro da parte della Segreteria nazionale ed un annullamento della proposta; in pratica una sfiducia alla Segretaria generale. Un ordine del giorno che, se votato, avrebbe significato una grave rottura politica con conseguenze difficilmente valutabili; cosa che invece non è avvenuta, probabilmente perché i proponenti non avevano i numeri sufficienti per una sua approvazione e la Segreteria da parte sua non aveva interesse ad andare fino in fondo. Infatti si è preso tempo e nella seguente sessione del Direttivo, convocata per il 4 novembre, è stata abbandonata da una parte la critica di metodo nei confronti della Segreteria e riconosciuta la legittimità della proposta da questa avanzata, mentre dall’altra parte si è dato atto “che su questo percorso nel Direttivo si sono legittimamente manifestate differenti posizioni”.

Questa, più che una pace, sembra essere una tregua armata in cui persistono le differenti posizioni e tutto viene rinviato al Congresso nazionale di Bari il cui esito sarà determinato dallo svolgimento dei Congressi nazionali delle categorie (e quindi dal posizionamento dei delegati e delegate che saranno eletti per andare a quello confederale); a meno che tutto si ricomponga preventivamente nel caso dovessero emergere dei rapporti di forza tali da non lasciare dubbi sull’esito di uno scontro. A questo proposito potrebbero esserci delle novità già nel Direttivo nazionale convocato per il 20 dicembre p.v. e, al riguardo, la mancata elezione di Susanna Camusso alla carica di Segretaria generale del sindacato mondiale Ituc-Csi, che per un modesto scarto di voti ha rieletto nel recente congresso di inizio dicembre l’australiana Sharan Burrow, può costituire un indebolimento della Camusso medesima e quindi anche dei sostenitori di Landini.

Abbiamo cercato di dare un quadro sintetico degli avvenimenti che hanno caratterizzato fino a qui la fase congressuale, ma è necessario chiarire che la divergenza che si è aperta in merito alla elezione del prossimo Segretario generale non è tanto sulla persona ma affonda le radici in ragioni politiche. Non quelle veicolate un po’ troppo semplicisticamente da molti dei media (un Landini movimentista contrapposto ad un Colla riformista e più concreto verso le imprese secondo la tradizione politica emiliana; un Landini di “sinistra” ed un Colla “destro”, ecc…), benché anche in queste ci sia un fondo di verità, ma quelle che derivano dal quadro politico e sociale odierno e dalle conseguenti difficoltà del sindacalismo in generale e della Cgil in particolare. Solo che, affrontate in questa maniera e senza un dibattito politico congressuale che avrebbe dovuto coinvolgere l’intera organizzazione, appare come uno scontro di vertice e di cordate in lotta per il potere.

I due contendenti alla carica di Segretario generale possono sembrare molto diversi ma, forse, lo sono meno di come appare. Entrambi emiliani, saldatori metalmeccanici iscritti alla Fiom, praticamente di pari età e con un percorso sindacale simile (Landini in categoria e Colla nel confederale), sono entrati da non molto tempo nella Segreteria nazionale della Cgil. E’ vero che Vincenzo Colla ha dichiarato più volte la sua proposta di un patto con le imprese per cercare di affrontare i problemi produttivi all’origine e non trovarsi a gestire le crisi (sindacato “alla tedesca”?) e che a sua volta Maurizio Landini incarna la figura del sindacalista battagliero frutto anche della ormai lontana vicenda dello scontro con Marchionne sull’accordo separato alla Fiat o di quello interno con Susanna Camusso al termine del precedente Congresso Cgil. Ma nello stesso tempo dobbiamo notare che lo stesso Landini ha messo la sordina alla richiesta di una riduzione dell’orario di lavoro e alla rivendicazione di reali aumenti salariali, così come era accaduto nell’ultimo contratto nazionale di lavoro firmato anche dalla Fiom, ed ha rilanciato la proposta di un rapporto sempre più stretto con Cisl ed Uil probabilmente per cercare di fare massa critica ed avere un peso maggiore nei rapporti con le imprese e con la politica.

La Cgil ha un bisogno non rinviabile di definire la sua collocazione nel quadro sociale che si è determinato in questi ultimi anni, così come quello con il quadro politico che a questo punto non riguarda solo il Partito democratico ma anche il rapporto conflittuale con il Governo attualmente in carica; a questo proposito facciamo notare che il documento congressuale niente dice in merito a questo punto perché precedente alla formazione del Governo giallo verde. In Cgil molti si sono ormai resi conto di non avere sponde politiche parlamentari, anche se questa situazione viene subita obtorto collo, e si cerca di trovare un nuovo equilibrio per la rappresentanza generale dei lavoratori. Per la Cgil, un sindacato riformista che fino dalla sua formazione ha sempre avuto una stretta relazione con il partito (o i partiti) di riferimento, la situazione è del tutto inedita e di difficile soluzione. Da una parte c’è chi spinge nel tentativo di ricostruire un rapporto con la politica in qualche modo riconducibile al passato, soprattutto adesso che sembra tramontare la stella dell’ingombrante Renzi, e dall’altra c’è una accettazione di questa situazione ed una valorizzazione della autonomia sindacale.

In questa visione le Camere del Lavoro assumerebbero un ruolo maggiore di quello attuale, riprendendo una impostazione già emersa e mai realizzata nelle due ultime Conferenze di organizzazione, modificando in parte la attuale “verticalità” organizzativa molto più concentrata nelle categorie. Queste ultime - ma su questo almeno a parole sono tutti d’accordo - dovrebbero anche cambiare la loro rigida impostazione contrattuale tenendo conto delle profonde modifiche intervenute nei luoghi di lavoro dove ormai troviamo applicati più Contratti merceologici ad una miriade di lavoratori assunti con formule diverse.

Sulla autonomia e sulla confederalità sembrano emergere le vere differenze di impostazione in questo finale di Congresso dopo il falso unanimismo che ne aveva accompagnato lo svolgimento. Diciamo sembra, perché fa abbastanza strano pensare ad un Landini propugnatore della confederalità quando agiva al contrario mentre era alla guida della Fiom, così come fa strano immaginarlo paladino della autonomia dopo il velleitario e fallimentare tentativo della Coalizione sociale. Ma tant’è; nell’immaginario collettivo la figura di Maurizio Landini è quella del sindacalista combattivo in grado di restituire fiducia agli iscritti ed ai lavoratori in generale e di poter risolvere i problemi della Cgil. Lo ha capito bene anche Susanna Camusso che, assieme alla Segreteria, ha puntato tutto sull’antico avversario.

In questa situazione abbastanza fluida si sta anche riorganizzando, restando all’interno di questa più che composita maggioranza, la vecchia sinistra sindacale che si era frantumata a causa delle tensioni emerse dopo l’ultimo Congresso della Cgil (2). Dopo vari approcci è uscito un breve documento dal titolo “Alzare lo sguardo, per la Cgil del futuro”, firmato da Giacinto Botti e da Maurizio Brotini (che rappresentano in pratica due pezzi della vecchia “Lavoro Società”), che rivendica le posizioni assunte dalla Cgil in merito al referendum costituzionale ed a quello sull’art.18 e che appoggia esplicitamente la candidatura di Landini “perché punta a dare continuità alle scelte assunte e a tradurre e attualizzare il nostro posizionamento rispetto a un Governo che mostra tratti reazionari e sessisti, ma che gode di un consenso di massa anche tra i nostri iscritti e simpatizzanti”.

Vedremo. Noi comunisti anarchici e libertari presenti in Cgil, pur non sottovalutando l’importanza che può assumere per il suo ruolo un Segretario generale, pensiamo che i problemi che stanno a monte delle difficoltà attraversate dal sindacato non possano essere risolte da alcuna figura, pur apprezzata e carismatica che sia. In questa situazione, anzi, la Cgil può correre ulteriori rischi poiché se Landini non dovesse essere eletto molti delegati potrebbero abbandonare l’attività sindacale pensando che non sia possibile alcun cambiamento; ma se Landini sarà eletto, e niente dovesse mutare, subentrerà ugualmente la delusione con i relativi contraccolpi negativi. Vista la situazione generale pensiamo che la Cgil, con questo Congresso, abbia perso una importante occasione per discutere fino in fondo e collettivamente della propria linea rivendicativa, del proprio futuro e della propria collocazione di classe nella attuale società.


Difesa Sindacale

 

1) Difesa Sindacale n. 41, agosto 2017: “Cgil: il nuovo assetto della Segreteria confederale”.

2) Difesa Sindacale n. 25, giugno 2014; “Terminato il Congresso è necessario riorganizzare la sinistra di classe in Cgil”.